Le intercettazioni: “Dirò che non ho mai preso tangenti”

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, coi colleghi di Busto Arsizio, ha arrestato l’ex eurodeputata di FI Lara Comi, l’ad dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni, entrambi ai domiciliari, e il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale (in carcere). L’ordinanza è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino e chiesta dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri per accuse, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito e truffa. “Lara Comi ha mostrato una non comune esperienza nel far ricorso a collaudati schemi criminosi”, ha scritto il gip di Milano nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’ex eurodeputata. L’unica preoccupazione espressa al momento dell’arresto dalla Comi, stando a quanto riferisce il suo avvocato Giampiero Biancolella, “e’ la salute dei miei genitori”.

In una conversazione intercettata mentre parla con l’avvocato Bergamaschi, sua collaboratrice, la Comi è stata registrata mentre dice: “Oggi dirò che non ho mai preso 17K non ho mai avuto consulenze con Afol nè a società a me collegate che non esistono…Se mi chiedono perché dicono questo posso dire che eri tu che facevi loro consulenza”. La conversazione è del 9 maggio, dopo che il suo nome era emerso nella maxi indagine e si trova nell’ ordinanza cautelare. 

L’indagine “Mensa dei poveri”

L’operazione è un nuovo filone della maxi indagine ‘Mensa dei poveri‘, che il 7 maggio portò a 43 misure cautelari eseguite – tra gli altri – nei confronti dell’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo ‘azzurro’ Fabio Altitonante e dell’allora candidato alle Europee e consigliere comunale in quota FI Pietro Tatarella. Sono state proprio le dichiarazioni ai pm di Caianiello, presunto “burattinaio” del sistema e interrogato molte volte nei mesi scorsi, a confermare un quadro accusatorio già emerso dai primi racconti di imprenditori e indagati in Procura dopo il blitz.

Contratti di consulenza e il finanziamento illecito

Lara Comi risponde di tre vicende. La prima riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, “dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale”, come riportato negli atti depositati nella tranche principale. Circostanza messa a verbale da Maria Teresa Bergamaschi, avvocato e stretta collaboratrice dell’ex eurodeputata in un interrogatorio del 14 maggio: “Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (…) mi scriveva ‘Zingale vorrà un regalo di Natale'”. E aggiunse : “Mi parlò della necessità di pagare in vista dell’estensione dell’incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale”. L’esponente di FI è accusata anche di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31 mila euro dall’industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. Il versamento sarebbe stato effettuato in vista delle ultime elezioni europee e per una consulenza basata su una tesi di laurea scaricabile dal web dal titolo “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”.

Truffa aggravata al Parlamento europeo

Nel terzo episodio (truffa aggravata al Parlamento europeo) è coinvolto anche il giornalista Andrea Aliverti, che collaborava con Comi come addetto stampa, con compenso di mille euro al mese, rimborsati dall’Europarlamento. Interrogato dai pm ha dichiarato di avere ricevuto un aumento a tremila euro, con l’obbligo di restituirne duemila a FI per pagare le spese della sede che Comi non pagava.

Ordinanza del gip: “Abilità di Comi nel sfruttare rete di conoscenze”

“Dall’esame degli elementi indiziari emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre” dal ruolo pubblico “di cui era investita per espressione della volontà popolare il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità”. Lo scrive il gip di Milan Raffaella Mascarino nell’ordinanza di arresto per l’ex europarlamentare e altri due; e ancora “Nonostante la giovane età, Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti”.

Le accuse ad Orrigoni

Di Orrigoni, infine, ex candidato sindaco di Varese, ha invece parlato l’imprenditore Pietro Tonetti. Ha raccontato che, d’intesa con lui, Orrigoni avrebbe versato l’anticipo di 50mila euro della presunta tangente, mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d’uso di un terreno a Gallarate su cui aprire un nuovo punto vendita Tigros.  Le indagini sono state dirette dalla procura di Milano, Direzione Distrettuale Antimafia. La parte odierna dell’indagine, relativa a vicende accertate in epoca successiva agli arresti del 7 maggio scorso, riguarda “fatti corruttivi” tesi a far ottenere ad un imprenditore varesino “il cambio di destinazione urbanistica di un’importante area, da industriale a commerciale, nell’ambito della variante generale al Piano di Governo del Territorio di un Comune del varesotto in fase di approntamento, per potervi edificare un’attività commerciale”; a professionisti e imprese compiacenti “fittizi incarichi di consulenza, conferiti da società a partecipazione pubblica, in cambio della successiva retrocessione agli indagati di parte del corrispettivo incassato a fronte dell’incarico stesso”.

Gli illeciti contestati

Contestati anche una truffa ai danni del bilancio dell’Unione Europea in relazione a “fittizi contratti stipulati per mansioni di collaborazione con spese a carico del Parlamento Europeo, al fine di creare surrettizie provviste di denaro a favore degli indagati mediante la retrocessione di una quota parte del corrispettivo liquidato”; illeciti finanziamenti erogati da un imprenditore bresciano a un candidato alle elezioni europee del 26 maggio 2019; emissione di fatture false allo scopo di occultare i reati in questione.

Intercettazioni di Caianiello su Comi: “Cretina”

Nell’indagine anche le intercettazioni in cui Nino Caianiello, presunto “burattinaio” del sistema di mazzette, finanziamenti illeciti, nomine e appalti pilotati, insultava Comi dandole della “cretina” e poi verbali di indagati, tra cui anche quello del suo ex addetto stampa, che la tiravano in ballo. C’era già questo ed altro sulla ex europarlamentare negli atti della maxi inchiesta milanese. “Veniamo sulle due cose, uno questa cretina della Lara a che punto stiamo? (Lara Comi, ndr) perché io la vedo stasera, così gli faccio lo shampoo”, diceva Caianiello, intercettato il 29 novembre 2018, parlando con Zingale che gli rispondeva: “il 17 gia’ liquidato, 21 gli ho fatto il contratto”. In un’altra intercettazione precendente, del 25 marzo 2019, parlando con Paolo Orrigoni, l’ad di Tigros gli dice che “Tatarella e Bestetti (coordinatore nazionale di FI Giovani, non indagato, ndr) sono suoi ‘figliocci milanesi’ e hanno gia’ ‘imparato’ da lui” e “hanno superato già il papà”. 

Inchiesta tangenti, Lara Comi: “Nessun finanziamento occulto”

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