Sugli Stradelli Guelfi, appena fuori città, lungo la vecchia strada che da Bologna porta al mare per evitare gli ingorghi estivi dell’A14, c’è un bar che catapulta i clienti in un passato lontano che sembra sempre dietro l’angolo. Si chiama “bar Nerini” ma l’insegna non inganni, è soltanto il cognome del proprietario. Sul bancone, accanto alle solite bustine di zucchero, ce ne sono alcune griffate con il volto e le frasi di Benito Mussolini.
Accanto alle tazzine si possono così leggere i vecchi tristi slogan: “Chi osa vince”, “Molti nemici molto onore”, “Grazie a Dio sono italiano”, “Duce sei sempre nel mio cuore”. Basta alzare lo sguardo e a destra della macchina del caffè c’è il volto del dittatore con sotto la scritta “Me ne frego”, tornata in auge di questi tempi. In alto una tazza con la faccia di Benito e due parole: “Caffè nero”.
Ci sono clienti, però, che quelle bustine le hanno viste e non le hanno mandate giù. Il titolare allora annuisce e racconta: “Sì, lo so, una volta una signora giovane è venuta qui a prendere il caffè, ha guardato le bustine, mi ha chiesto: ‘È una cosa seria?’. Poi ha scosso la testa e se n’è andata. Pazienza, immagino non ami le battute. Ognuno la pensa come gli pare, c’è libertà di parola. La mia è soltanto una goliardata – continua il proprietario – nella mia famiglia sono tutti rossi, ho anche parenti partigiani che oggi, vedendo la situazione politica, si rivolterebbero della tomba. Mi permetto solamente di scherzarci sopra, ma a livello bonario, la guerra non è bella e ormai è finita”.E infine assicura: “Non faccio propaganda. Il mio lavoro è soltanto fare caffè”.