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Decreto Ristori o Decreto Sostegni? Differenze lessicali. Una crisi di governo per 50 milioni di ‘cartelle’ esattoriali? Dopo un mese passato all’insegna dell’unanimismo finto, della falsa concordia tra alleati della ‘non’ comunicazione o della comunicazione ‘silenziosa’, nel governo Draghi scoppia la prima vera grana politica, ed è pure bella grossa. Stralcio delle cartelle esattoriali che andrà inserito nel V decreto ‘Ristori’ da quando è iniziata la pandemia, ma il primo dell’era Draghi e allora ecco il cambio di nome, in ‘Dl Sostegni’, utile per marcare la discontinuità con l’era Conte, che di Dl Ristori ne aveva sfornati già ben quattro, e che verrà presentato presto, appena andrà in Gazzetta ufficiale, con una conferenza stampa dallo stesso premier (un evento, dato che Draghi, in pubblico, non ama parlare) oggi alle 19.

Niente bozze, quindi niente fuga di notizie ai giornalisti

Si riuniscono, infatti, sotto la regia di Federico D’Incà (M5s), i capigruppo di maggioranza e poi, tutti insieme (40 40 membri circa), assaltano la Bastiglia del ministro Maria Stella Gelmini, che convoca anche le Regioni e i Comuni. Franco tiene una illustrazione (“chiara e contabile” dice un partecipante al tavolo, ergo noiosa…) dei capitoli in cui si articolano i vari Sostegni, ma non dispensa bozze o articolati che poi finiscono, miracolosamente, nelle mani dei giornalisti. Dunque, niente più bozze spiattellate sui giornali, ma anche ‘parole, solo parole’, almeno per ora.

Il tavolo di maggioranza fin troppo affollato: 40 membri

Anche da qui nascono i primi mugugni. Il tavolo di maggioranza è affollatissimo: una quarantina di esponenti di destra, sinistra e centro. I toni sono pacati, ma ciascuno mette a verbale un elenco di proposte tanto lungo da rendere già troppo pochi i 500 milioni che il governo vorrebbe riservare alle modifiche parlamentari. In nome della pax interna tutti rinviano allo scostamento di bilancio, atteso ad aprile, tra i 15 e i 20 miliardi, per finanziare subito un altro decreto. Le risorse per risarcire le aziende, lamenta Stefano Fassina, sono “drammaticamente insufficienti” mentre, dal fronte opposto, Gaetano Quagliariello osserva che il tetto di dieci milioni di fatturato per accedere ai ristori andrebbe rimosso, “a meno che non si voglia far valere un pregiudizio culturale nei confronti del mercato”.

Decreto Sostegni: quando arrivano i ristori per le partite Iva

Il Sole 24 Ore fa sapere oggi che per le Partite Iva lo schema di aiuti è distribuito su cinque fasce in base ai livelli di fatturato 2019: fino a 100mila euro, fra 100mila e 400mila euro, fra 400mila euro e un milione, da 1 a 5 milioni, da 5 a 10 milioni. Il quotidiano spiega che per ottenere i nuovi aiuti si dovrà fare domanda all’Agenzia delle Entrate con autocertificazione dei diritti che danno diritto all’assegno o al credito d’imposta. Quando arrivano i ristori per le partite Iva? Si calcola che bisognerà attendere fino alla fine di aprile. 

A ogni fascia toccherà un aiuto parametrato alle perdite 2020, con una scala che riduce la percentuale al crescere del fatturato. La base di calcolo, secondo le bozze elaborate fin qui, sarà rappresentata dalla perdita mensile media moltiplicata per due; e ogni fascia dovrà applicare a questo valore una percentuale: 30% la prima e poi, di fascia in fascia, 25%, 20%,15% e 10%.

Sul tavolo, spiega sempre il quotidiano, c’è anche una piattaforma telematica sviluppata dalla Sogei e gestita dall’AdE che dovrà raccogliere le istanze dei 3 milioni di Partite Iva destinatarie degli aiuti che  autocertificheranno il possesso dei requisiti per l’aiuto: con l’obiettivo di avviare i pagamenti subito dopo Pasqua e completarli entro il 30 aprile. “Entro il 30 aprile tutti avranno i soldi sul conto corrente”, ha confermato ieri il sottosegretario Claudio Durigon.