Stop ai cellulari a scuola: il divieto di utilizzarli viene esteso infatti anche agli studenti delle superiori.
Dopo averli vietati fino ai 14 anni con una circolare dell’11 luglio dello scorso anno, oggi il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha diffuso una nota ai dirigenti scolastici del secondo ciclo di istruzione nella quale vieta l’utilizzo del telefonino sia durante lo svolgimento dell’attività didattica che, più in generale, nell’orario scolastico.
Saranno previste specifiche sanzioni disciplinari per coloro che dovessero contravvenire al divieto, mentre è rimessa all’autonomia scolastica l’individuazione delle misure per assicurarne il rispetto.
E’ un intervento che Valditara giudica “ormai improcrastinabile alla luce degli effetti negativi, ampiamenti dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche”. E cita una serie di studi – dell’Ocse, dell Organizzazione mondiale della Sanità e dell’Istituto superiore di Sanità – nei quali si evidenziano effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni, ma anche dipendenza, sintomi da astinenza e calo nella concentrazione e negli apprendimenti che si riflettono sul rendimento scolastico e che è rilevabile dai punteggi delle rilevazioni internazionali. Sono sempre più numerosi i Paesi che, nell’ottica di migliorare i processi di apprendimento e di ridurre il tempo complessivo di connessione dei giovani alla rete, hanno introdotto o stanno introducendo misure per limitare, e in diversi casi proibire del tutto, l’uso dello smartphone in ambito scolastico.
L’uso del telefono cellulare sarà sempre ammesso – spiega la circolare – nei casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato come supporto agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per motivate necessità personali. Analogamente, l’utilizzo del telefono cellulare rimane consentito qualora, sulla base del progetto formativo adottato dalla scuola, sia strettamente funzionale all’efficace svolgimento dell’attività didattica nell’ambito degli specifici indirizzi del settore tecnologico dell’istruzione tecnica dedicati all’informatica e alle telecomunicazioni. Sempre per uso scolastico si potranno utilizzare pc, tablet e lavagna elettronica. Il dicastero di viale Trastevere chiede infine di “rafforzare le azioni finalizzate a educare all’uso responsabile e consapevole dello smartphone e degli altri strumenti digitali” dedicando particolare attenzione alle tematiche connesse alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale, inclusi i suoi impieghi nelle attività didattiche e nei processi di apprendimento. Un plauso alla circolare è arrivato subito dal Codacons.
Quasi la metà degli adolescenti italiani tra i 12 e i 17 anni dichiara di utilizzare lo smartphone per oltre cinque ore al giorno e di sentirsi in qualche modo dipendente di questo oggetto ormai sempre più ingombrante nelle nostre vite.
Lo rivela un’indagine guidata dallo psichiatra Sergio De Filippis, docente all’Università La Sapienza di Roma, che ha coinvolto 2.139 studenti di scuole secondarie, insieme a genitori e docenti, distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Dati che spingono gli psichiatri ad appoggiare la scelta del ministro dell’Istruzione Valditara di vietare i cellulari anche alle superiori. Il quadro che emerge dalle risposte ai questionari è preoccupante: il 43% degli studenti ammette una forma di dipendenza dal proprio dispositivo. Cosa strettamente connessa con l’insonnia, tanto che il 33% lamenta disturbi del sonno, ma solo il 17% dei genitori ne è consapevole. Ancora più allarmante è che il 58% dei ragazzi riporta episodi frequenti di ansia, con dati abbastanza simili tra maschi e femmine. Secondo De Filippis, che dirige la Clinica Villa Von Siebenthal, dedicata proprio alla cura degli adolescenti, “si sta sviluppando una nuova forma di fragilità giovanile: quella dell’isolamento sociale mascherato da connessione permanente”. Il problema, che esplode in adolescenza, nasce in realtà molto prima.
“L’età più vulnerabile è quella tra i 6 e i 9 anni, quando l’esposizione precoce agli schermi può attivare il sistema del piacere (nucleus accumbens) senza che il cervello sia pronto, portando a meccanismi compulsivi che esplodono poi qualche anno dopo”, spiega l’esperto. Ben venga, per questo, la decisione del ministero dell’Istruzione, guidato da Giuseppe Valditara, di vietare l’uso dei cellulari in classe anche nelle scuole superiori. “È un segnale culturale importante che le istituzioni scolastiche devono dare. Ma serve anche accompagnare il divieto con educazione digitale, alfabetizzazione emotiva e ascolto clinico – spiega De Filippis – . Perché, nonostante le evidenze scientifiche siano ormai chiare, molti genitori ancora non capiscono quanto profondo sia l’impatto degli schermi sulla mente in formazione”. I risultati della ricerca saranno presentati domani a Roma, nell’ambito del congresso ‘Salute Mentale: Confini e bisogni emergenti’, che riunisce esperti, clinici e decisori pubblici per affrontare le nuove sfide psicologiche dell’era digitale.
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