Venticinque anni fa il presidente francese François Mitterrand e la regina Elisabetta II d’Inghilterra, arrivati a bordo di una Rolls, tagliavano il nastro a Coquelles, nel nord della Francia, e inauguravano il tunnel sotto la Manica, prodezza ingegneristica senza pari al mondo, la più lunga galleria sottomarina. Un quarto di secolo dopo, la Gran Bretagna storicamente unita da quel giorno all’Europa dal ponte sott’acqua, si dimena nel pantano della Brexit destinata ad allontanarla dal continente.

Cinquanta chilometri è la lunghezza dell’Eurotunnel – questo il nome della svalutatissima azione in Borsa sulla quale avevano scommesso migliaia di piccoli azionisti che vissero per anni un incubo finanziario – 38 dei quali scavati sotto il fondo marino. Contribuirono in 15.000 alla costruzione dell’opera ipotizzata e vagheggiata per secoli. L’idea di scavare una galleria per mettere fine all’isolamento inglese si faceva strada fin dal 18/o secolo e alla fine dell’Ottocento erano gia’ stati scavati un paio di chilometri da una parte e dall’altra. L’accordo per l’opera fu firmato nel gennaio 1986 da Mitterrand e da Margaret Thatcher, che insistette sul principio del “100% privato, senza un penny di denaro pubblico”. I lavori durarono 6 anni, durante i quali furono scavati tre tunnel, uno per ognuno dei due sensi di circolazione, il terzo, di sicurezza e di riserva, al centro. Vi circolano soltanto treni, i veicoli possono attraversarlo soltanto a bordo degli speciali vagoni-navetta. Il primo operaio britannico, Robert Graham Fagg, strinse la mano al dirimpettaio francese, Philippe Cozette, a 100 metri sotto il livello del mare, nel dicembre 1990. Il “cantiere del secolo” costò l’equivalente di 15,2 miliardi di euro.