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Larga parte delle interazioni umane, viaggia sui binari delle convinzioni. 

Queste, ci guidano, come mezzo discriminatorio fra gli eventi del quotidiano, indicandoci cosa o chi è giusto, normale, vero o il loro esatto contrario. 

Le nostre azioni sono dunque, espressione fisica del nostro pensare. 

Ritengo utile, valutare più attentamente, il modo in cui le assimiliamo e quali effetti hanno generato e possono ancora generare, nella storia delle relazioni umane. 

Dai primi anni di vita, la nostra visione della realtà, si sviluppa in conseguenza alle informazioni che riceviamo.

 “L’informare” infatti, per etimologia, esprime l’azione di “dare forma”, “plasmare” e per traslato, possiamo aggiungere che: l’istruzione, l’educazione, i mezzi di comunicazione sono, strumenti preposti alla creazione di ideologie di massa, necessarie in tutte le epoche, a chi vuole averne il controllo. 

Era vero, per l’umanità medioevale, che determinati comportamenti fossero segni di possessione diabolica. 

Autorizzando in forza di ciò, gli alti prelati della “Santa Inquisizione”, ad applicare torture  infernali, fino ad ottenere dai malcapitati, una conferma della assoluta validità di tali asserzioni. 

Durante la colonizzazione del continente americano, era vero, che la razza bianca fosse superiore, a quelle di altro colore. 

Era normale, quindi, catturare i giovani africani nei loro villaggi e ridurli in schiavitù. Altrettanto normale appariva impadronirsi dei territori dei popoli di Pelle Rossa. 

Più avanti fu, ugualmente vero, per il popolo tedesco, che il dominio del mondo gli spettasse per eredità genetica, si sentirono con ciò autorizzati, ad attuare un’atroce genocidio. 

Oggi, tali ideologie, a giusto motivo, sono ritenute deliranti e criminali. 

Nessun’epoca però, è del tutto scevra da tali meccanismi uniformanti.

Del tutto libera da quella superba arroganza mentale, generata dall’identificarsi con un’idea ampiamente condivisa, che ci porta ad assurgere al ruolo di detentori della verità assoluta. 

La storia invece, ci dice che la verità, può cambiare volto se cambiano i paradigmi interpretativi.

È mio parere che spetta all’uomo di oggi, acquisire una più chiara consapevolezza della propria parzialità e una più evoluta capacità di usare il libero arbitrio, con un nuovo senso del limite e della responsabilità che ciascuno di noi  ha nelle proprie scelte.

Una verità distorta, può farci percorrere strade distanti da quell’armonioso equilibrio, raggiungibile solo, attraverso l’elaborazione di una più ampia ed universale visione di se stessi e di ogni altro individuo. 

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