epa08659056 A nurse examines a patient at the Phelophepa Health train in Springs, Johannesburg, 10 August 2020. The train consists of 5 clinics, and was initially deployed during the HIV/AIDS pandemic. Now it renders its usual health services as well as providing COVID-19 testing. South Africa is presently in level 2 lockdown but with infection rates dropping level 1 may be brought into effect shortly. EPA/YESHIEL PANCHIA

La scoperta della variante nigeriana è stata annunciata da Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia e direttore del Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili di Brescia. Nota anche come B1525, è chiamata ‘scozzese’, nonostante arrivi dalla Nigeria.

Questa variante è stata inclusa nell’elenco di quelle sotto osservazione dal Public Health England: in poche settimane le segnalazioni sono raddoppiate. A metà febbraio erano 32, ora sono 64. Ci sono casi in tutto il mondo: in Danimarca (circa 75), in Nigeria (49 ufficiali), Stati Uniti, Francia, Spagna, Canada, Belgio, Finlandia e Australia. È stata isolata anche in Giappone, Svizzera, Germania e Irlanda

In Italia è stata individuata per la prima volta il 16 febbraio dall’Istituto Pascale e dall’Università Federico II di Napoli: sono stati accertati 9 casi di contagio in totale, di cui 2 nella provincia di Varese. La scoperta della variante è avvenuta casualmente, mentre venivano analizzati campioni biologici di un paziente di origine africana. Nei prossimi giorni si cercherà di stabilire se e dove stia circolando.

Inoltre, sempre a Brescia era stata isolata la variante inglese, ora considerata la causa della terza ondata di contagi che sta interessando il nostro territorio, ma non solo: in Lombardia si stima che sia la variante di gran lunga predominante (64%).