Mi chiamo Lucia Isabella, ma userò Isabella, mi definisco una persona dinamica, solare, emotivamente instabile, anagraficamente classe ’81… emotivamente classe ’91… Potrei anche dire classe 2001, ma sarebbe un tantino esagerato, pazza al punto giusto, tanto che non sono mai riuscita a vedermi legata ad un singolo lavoro, una strada unica da percorrere, …vivere per lavorare o lavorare per vivere?… questo è un bel dilemma!!!

Credo che il giusto compromesso sia fare un lavoro che piaccia talmente tanto da non farti sentire la fatica di alzarsi la mattina, la noia nell’eseguirlo e che ti soddisfi il cuore.

Già il cuore! che casini se ascoltassimo solo lui.

Ho iniziato presto a lavorare, lavori semplici, come la cameriera, che mi hanno dato veramente tanto, sia a livello umano che a livello pratico.
A dispetto di tutti i pessimi pronostici che incombevano su di me dai primi giorni di vita, ho studiato, mi sono laureata in scienze infermieristiche e a 24 anni avevo il tanto sognato posto fisso perché, ahimè si, sono cresciuta, un po’ per retaggio sociale, un po’ per mia convinzione, con l’idea che il posto fisso fosse la meta da raggiungere -”il grado più alto di indipendenza e soddisfazione propria”.

Oggi, alla soglia dei 40 anni, vedo le cose in maniera diversa.

Nel settembre 2020 ho accettato una cattedra come maestra in una scuola elementare nonostante io fossi un’infermiera.

Sapete qual è la domanda più frequente che ricevo? – ” Quindi sei un’ infermiera che fa la maestra?

Ovviamente era scontata !.

Come lo è sempre stata la mia risposta -:“Si, e allora?? , qual è il problema?? “


Credo che si debba andare avanti per obiettivi, non fossilizzarsi solo su una specifica cosa, non lavorare in maniera monotona, e che a mio avviso, quest’ultima porta ad un lento morire dentro – La cosa che più mi fa paura!

La vedi lontana un miglio la gente annoiata, sono quelle persone perennemente insoddisfatte, perennemente in guerra continua con sé stesse e con i colleghi di lavoro, perennemente a lamentarsi di qualsiasi cosa e, a dirla tutta, ritengo che le persone monotone siano molto spesso quelle che hanno un posto fisso.

Si, perché alla fine sai cos’è? – La sicurezza, il sapere che hai un lavoro intoccabile, un posto che nessuno ti potrà togliere, rende tutto molto noioso, almeno che tu, naturalmente, non sia una persona super dinamica, con tante passioni…

Per carità, da una parte dà tanta sicurezza perché ti senti, per così dire, le spalle coperte, la sensazione di esser libero.
Libero di prendersi un mutuo senza avere un garante, libero di farsi un finanziamento perché, tanto, ogni mese sai la cifra precisa che percepisci. Tutti concetti giustissimi, ma che altrettanto possono limitare.

Credo fermamente che le persone che abbiano il coraggio di aprire una partita IVA siano molto sicure di sè, sicure delle proprie capacità, sicure di poter contare sulle proprie idee, sicure che qualunque critica che gli venga mossa, possa essere solo uno spunto per migliorarsi. Dopo più di un anno di pandemia, un termine che forse Credo che io non abbia mai usato prima, un’idea che non mi sarebbe mai balenata in testa, ho sempre avuto tanti timori, dalla paura di precipitare in volo al terrore dei terremoti ma, una pandemia… no! … Quella non me la sono mai immaginata.

Perchè Zona bianca? – Molti di noi in questo periodo di restrizioni, abbiamo convissuto con le nostre paure al punto tale da crearci un recinto dal quale non volere più uscire. La continua voglia di vivere in zona comfort ci ha portati a dover costantemente alzare l’attenzione sui possibili rischi che quotidianamente siamo convinti di dover evitare, questo a mio avviso, ci ha portato ad essere prigionieri delle nostre paure, dandoci una sensazione di vivere in una zona di pericolo e quindi una zona di limitazioni, ma solo nel pensiero, portando le nostre paure a vere e proprie restrizioni generali della nostra stessa libertà. Il nome zona bianca vuole rappresentare quell’area di protezione, ma non di comfort, che tende a fare stare bene e che si contrappone a tutto quello che è la zona delle nostre paure. Un sollievo dell’anima e del modo di interpretare la vita.

Scriveva Aristotele, solo chi ha superato le sue paure sarà veramente libero. Come dargli torto! .

A poco più di un anno dall’inizio di tutto questo, sento il bisogno di rimettermi di nuovo in gioco, di sfruttare, perché no, la mia ilarità, il mio piacere nell’ascoltare gli altri, dare voce a tutte quelle categorie che più di tutti hanno combattuto con questo maledetto virus che, oltre a mietere vittime, ha affossato le partite IVA, tutte quelle persone che si sono messe in gioco e hanno lottato per lavorare. Ora ,sicuramente qualcuno potrebbe avere la brillante idea di dire: ” Eh , però chi gliel’ha fatto fare??? Oppure:” Avessero studiato potevano fare altro nella vita! ” O ancora : ” Mica sono stati obbligati ” Eh no, no, avere la partita IVA non significa non aver studiato, né tantomeno significa non aver fatto i conti senza l’oste, né significa non avere altre opportunità. Chi apre una partita IVA lo fa perché ha una mente aperta, crede nelle proprie capacità e vuole essere libero di decidere quello che sarà della propria vita.

Quasi dimenticavo… In questa rubrica i protagonisti saremo NOI TUTTI e andrò/andremo in giro tra la gente a sostenerla/sostenerci perchè a conti fatti siamo tutti alla ricerca della NOSTRA ZONA BIANCA.