Capo d’Orlando – Venerdì 24 giugno il consiglio comunale convocato con carattere d’urgenza non ha lesinato sorprese nè ai protagonisti della politica nè ai cittadini. Intanto va detto che dei 15 punti all’ordine del giorno – tra cui un’interrogazione e 6 mozioni della minoranza – solo i primi tre punti hanno goduto della presenza in Aula del gruppo consiliare d’opposizione “Cambiamo Capo” che per protesta contro l’ingiustificato ricorso ai “motivi d’urgenza” l’ha abbandonata adducendo come motivazione “la mancanza di tempo necessario per studiare gli argomenti oggetto di approvazione”. Nel caso della seduta di venerdì, infatti, i punti portati in Consiglio non erano soggetti a scadenza, nè la trattazione della modifica all’art.18 del regolamento generale delle Entrate Tributarie (punto 4) nè gli altri punti all’ordine del giorno dovevano essere discussi ed approvati nell’immediato, per cui è parso che l’amministrazione abbia voluto dimostrare qualcosa con questa presa di posizione, forse un’improvvisa diligenza nell’attivarsi, quasi a voler dimostrare la buona intenzione di recuperare gli anni persi. Tanto sta che da una parte la minoranza non ha potuto dedicarsi allo studio delle tematiche in oggetto e dall’altra i cittadini si sono visti sobbarcare di nuovi balzelli senza remissione di sorta. L’approvazione del punto 4, per esempio, la modifica delle dilazione del pagamento delle somme dovute a seguito di atti di accertamento, non solo inciderà sulle tasche dei cittadini che non potranno più rateizzare in 72 rate, ma, cosa molto più grave, inciderà sulla capacità di recupero dei crediti che è alla base della sostenibilità di un Piano di Riequilibrio che possa permettere a Capo d’Orlando di non incappare nel default. E’ chiaro a tutti, ormai, che il sindaco Ingrillì confortato dai suoi consulenti più che dagli uffici economico-finanziari dovrà predisporre un Piano di Riequilibrio che sia veritiero, credibile alla Corte dei Conti, non potrà proporre delle voci di bilancio poco credibili. Quindi se da una rateizzazione più gravosa per i cittadini in difficoltà scattasse una minore capacità di recupero dei crediti perchè gli utenti non pagherebbero, si comprometterebbe l’esito sperato, cioè un Piano di Riequilibrio valido.

Riguardo invece, al punto 3, quello sulla “presa d’atto deliberazione Corte dei Conti 96/2022, memoria del comune e audizione del 26 maggio” su proposta del sindaco, sono intervenuti prima il consigliere Sandro Gazia che ha dato parziale lettura della deliberazione stessa sottolineando gli aspetti più significativi e poi il capogruppo Renato Mangano ha rappresentato l’excursus storico dell’azione costante dell’Operazione Verità che vede i suoi risultati nella deliberazione della Corte dei Conti. Con voce ferma, Mangano ha orgogliosamente sbandierato di aver “superato brillantemente l’esame di attendibilità del lavoro svolto perchè tutte le contestazioni ai documenti finanziari dell’amministrazione e della pletora di esperti e consulenti sono stati confermati e certificati dalla Corte dei Conti con la deliberazione 96/2022”. Il dato di fatto è che la Corte dei Conti fa riferimento agli anni precedenti alla prima sindacatura Ingrillì, citando la Corte stessa la sua prima delibera 147/2018 a cui l’amministrazione ha risposto con molto ritardo con misure correttive che non hanno convinto i magistrati contabili. Da qui prende il via l’arringa di Mangano, fiero di poter finalmente dimostrare di non aver vagheggiato per anni insieme ai suoi colleghi consiglieri sulla grave situazione finanziaria in cui annaspava il comune. Soddisfatto non solo perchè confortato dai gravissimi rilievi della Corte di Conti che ha contestato la violazione dei principi costituzionali ed ha dichiarato l’inattendibilità dei documenti finanziari approvati dall’amministrazione Ingrillì, ma perchè ha potuto dar voce al precedente Collegio dei Revisori dei Conti, inascoltato dagli uffici e dal sindaco, organo di controllo che aveva rappresentato una situazione finanziaria fuori controllo e prossima al default, e che per questo motivo giustificava le reiterate richieste di autoconvocazione degli allora 4 consiglieri di minoranza (Mangano, Gazia, Scafidi e Liotta) mai prese in considerazione. Al termine del lungo ed articolato intervento del capogruppo Mangano, il sindaco riprende la parola, quasi a voler concludere la trattazione del punto. Quindi alla richiesta di replicare al sindaco da parte del capogruppo di minoranza, il presidente del consiglio non gliela concede, come invece è prescritto da regolamento e da decisione presa in conferenza dei capigruppo, di derogare sul numero e sulla durata degli interventi in riferimento alle prescrizioni della Corte dei Conti d’informare adeguatamente i consiglieri comunali sulle “accertate criticità per gli equilibri di bilancio e sui profili di irregolarità contabile”. Prima sorpresa: il capogruppo abbandona l’aula. Seconda sorpresa: i consiglieri di minoranza non restano per la trattazione degli altri punti perchè non hanno potuto studiare i punti. Terza sorpresa: i consiglieri Fardella e Colombo vengono chiamati in aula per approvare i punti. Alla fine tutta questa urgenza c’era veramente?