Il 6 ottobre 2023 all’Università degli Studi di Messina si sono svolti gli UNIME Games. Sulla scia dell’Allinparty svoltosi il 25 agosto a Milazzo, si è cercato, anche in questa occasione, di dare un po’ di visibilità alle discipline adattate per le persone disabili. In realtà, l’Allinparty è una megaconvention sportiva rivolta a persone con disabilità, ma aperta indistintamente a tutti, la cui partecipazione è completamente gratuita. In questa occasione sono stata invitata come testimonial di una disciplina nuova che soltanto da qualche mese è giunta qui in Sicilia, grazie all’impegno e all’amore profuso per questo sport. Parlo del blind tennis, di cui già vi ho raccontato in occasioni precedenti, spiegandovi che si tratta di un tennis adattato alle persone non vedenti. L’emozione provata a Milazzo però non è stata dovuta soltanto al voler promuovere e far conoscere questo nuovo sport, ma anche il potersi confrontare con altre persone che malgrado abbiano delle disabilità importanti si mettono in gioco e cercano di superare i propri limiti mostrando delle abilità e tanta determinazione e perseveranza che forse alle persone senza alcuna difficoltà manca. Ben diversa invece, è stata l’esperienza all’università di Messina. Noi disabili, siamo stati una piccola parentesi nei giochi svolti agli UNIME Games. Ovviamente ringrazio la possibilità che ci è stata data, se pur per un tempo brevissimo, di poter dare dimostrazione degli sport che possono essere praticati dalle persone con disabilità, e soprattutto la possibilità di poterci integrare tramite lo sport con il resto del mondo.
Dal mio punto di vista, infatti, lo sport è un mezzo di inclusione importantissimo, soprattutto in alcune discipline dove ci dà la possibilità di giocare alla pari anche con un vedente, basta che sia messo nelle nostre stesse condizioni con una semplice mascherina oscurante. Certo, non avere la possibilità all’inizio della manifestazione e alla presentazione di tutti i giochi e delle squadre partecipanti di poter parlare e con poche parole spiegare in cosa sarebbe consistita la nostra dimostrazione e l’importanza che ella stessa ha per noi nella prospettiva di una visione alternativa globale e di un integrazione e inclusione con il resto della società non è stato un buon inizio. Malgrado ciò, mi auguro, che quel poco che ci è stato permesso di fare sia riuscito a sensibilizzare le persone accanto a noi, e possa aver prodotto uno squarcio in quel muro che separa il mondo della disabilità e il mondo dei normodotati. Il cammino da fare è lunghissimo, ma la società è in continua evoluzione, quindi mi auguro che finalmente tutti coloro che ci circondano e vedono l’impegno che mettiamo in quello che facciamo possano comprendere che possiamo essere una risorsa e non un peso per la comunità e la collettività tutta, che riescano a capire che la nostra diversità può essere speciale nell’esprimere non limiti, ma l’abilità che ognuno di noi ha nel proprio essere che come la parola stessa dice siamo delle persone diversamente abili, ma comunque persone.