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No, non credo che ad un politico debba essere consentito di imboccare una scorciatoia: il vaccino gli verrà somministrato quando arriverà il suo turno. E il mio, di turno, arriverà quando ogni 25enne in buono stato di salute dovrà vaccinarsi. Né prima, né dopo. Non c’è altro da considerare, per quanto mi riguarda. Della bagarre di questi giorni salvo solo una notizia. Bellissima e importantissima: la Sicilia è tra le prime quattro regioni ad avviare la campagna anti-covid per disabili gravissimi, circa 11mila persone.

Vado al dunque. I parametri, in uno stato di emergenza come quello che stiamo vivendo, devono essere due e solo due: anagrafe e stato di salute. Nient’altro. Non dovrebbe esserci altro. Rispetto le ragioni di tutti, sia chiaro. Però non condivido il principio delle categorie maggiormente esposte a contatti con il pubblico. O meglio, lo condividerei se un politico, un avvocato, un giornalista venissero considerati esposti tanto quanto un cassiere di un supermercato o una commessa di un negozio di abbigliamento. Fatta eccezione, com’è ovvio che sia, quando si tratta di personale sanitario. Ma non finisce qui. Mi sono imbattuto in alcune posizioni tipiche della logica anti-casta che fanno sorridere. Populismi vaccinali. Ho letto, per dire, un concetto che era più o meno questo: chi sostiene che i politici debbano godere di una corsia preferenziale per il vaccino, non dà alla cittadinanza un bel segnale da un palazzo sempre visto come la sede dei privilegi. Quindi c’è chi pensa, da politico “purosangue”, di voler rinunciare a scavalcare la fila solo per non inimicarsi gli elettori. Non perché sia giusto, ma per non perdere consensi: questa è strategia spicciola, che si commenta da sé. Io invece credo che sia semplicemente giusto così: che davanti al vaccino, salvo in casi eccezionali (medici, infermieri), debba scomparire il ruolo e debbano emergere solo fattori di rischio vitali. Non chi sei e cosa fai nella vita, ma quanti anni hai e come stai. Prima tocca ad altri, a tanti altri. Quegli altri che molto spesso sono persone fragili, che rischiano di imboccare un tunnel e non tornare più indietro. Per il resto c’è una fila. Ed è doveroso rispettarla.

Luigi Genovese